Il Consiglio d’Europa ha reso pubblici 5 consigli7considerazioni per la salvaguardia dell’acqua
Il Naviglio bresciano è, per il territorio di ecomuseo, la maggiore risorsa di approvvigionamento e controllo dell’acqua oltre ad essere, idealmente, il “filo rosso” che segna il confine, ideale, di Ecomuseo del botticino (di qua ecomuseo di là pianura) ma soprattutto via di vita.
Lungo il suo corso c’erano mulini per la molitura dei grani, segheria per la lavorazione del marmo, magli, forniva acqua irrigua e ai lavatoi dove ci si recava a lavare i panni.
Sant’Eufemia della Fonte, dove il naviglio si divide in fosso Rassegotta che va verso San Polo e Naviglio Cerca che raggiunge la località di Canton Mombello (dove c’era il porto di Brescia) e poi da lì verso San Zeno Naviglio, era conosciuto per essere il paese delle Lavandaie poichè esisiteva un nutrito gruppo di persone, per lo più donne, che lavava i panni a pagamento.
Ancora negli anni 50 del secolo XX i panni che non venivano lavati in casa venivano ritirati, lavati e riconsegnati dalle Lavandaie di Sant’eufemia che altro non erano che imprese di persona che contribuivano al buon andamento economico della famiglia.
L’origine, una data certa, del Naviglio non esiste: una tradizione lo vuole scavato a partire dall’anno Mille nel momento del grande risveglio della comunità europea: il primo tratto del Naviglio, quello che scorre lungo il fiume Chiese è stato scavato nella roccia viva e certamente i monaci dei monasteri di San Pietro in Monte (Serle) e San Paterio (Sant’Eufemia della Fonte) contribuirono agli scavi.
Una prima data certa potrebbe essere quella del 1183 (Pace di Costanza) in cui Federico I di Svevia riconosce i diritti dei comuni su caccia, boschi pascoli, le acque e i molini. E’ ragionevole pensare che Comuni e Vescovi e Nobili da quella data inizino a sfruttare l’acqua per crescita agricola e industriale.
Stante i toponimi di Mulino dell’Abate, Seriola Abate, Vaso Rudone Abate è provato il contributo dei monaci nello scavo del Naviglio.
In un documento del 9 Aprile 1183 si cita l’esistenza di un Vaso che prende l’acqua dal Rudone e un testimone, precisando i diritti di proprietà del monastero di serle, fa sapere che lo scavo risale al 1140 circa.
Insomma 1000 anni di storia quella del Naviglio Grande Bresciano, confine naturale di ecomuseo e via di Vita fisica ed economica per il territorio ecomuseale.
Testo tratto da: “Storie d’acque, di terre e di uomini” autori vari, edito da Consorzio di Bonifica Medio Chiese, anno 2003.