Museo dello Spiedo – perchè?
Lo spiedo è il Re della cucina autunnale bresciana…
Cucinare allo spiedo pare sia la forma più arcaica di cottura.
Con il nome che gli riconosciamo se ne parla, a Brescia, nel tardo medioevo e, Teofilo Folengo (alias Merlin Cocai), esperto descrittore di montagne di formaggio, laghi di latte dove si pescan gnocchi, tortelli e frittelle ce ne parla nelle storie di Baldo pubblicato nel 1517.
Teofilo Folengo ci racconta che Giambone, il capocuoco di una allegra brigata, dirigendo più di cento sguatteri, prepara il piatto principe di un fantasmagorico banchetto a base di spiedo
E dice “….chi li inspieda uno dopo l’altro, culo contro naso, e li sparge di lardo con uno stecco dalla punta aguzza…” e poi prosegue a descrivere la affaccendata cucina.
il nome ha origine, pare, da spetus (arma) e poi ferro per cucinare (entrambi trapassavano le carni).
All’inizio del XVII secolo risale la “macchina da voltare spiedi per cuocere le vivande”.
Il passo da strumento a piatto è, quasi, breve e oggi indichiamo il piatto dal ferro di cottura.
A Serle lo spiedo è tanto sentito che è diventato De.Co. : la ricetta è codificata e immodificabile se si vuole preparare il vero spiedo di Serle ed essendo lo Spiedo così sentito, in tutta la provincia bresciana, non poteva mancare in Ecomuseo del botticino un Museo dedicato alle macchine per lo spiedo.
Nel museo, ospitato in quella che fu la cucina di palazzo Morani, ci sono macchine da spiedo che partono dalla fine del XVI secolo ed arrivano ai giorni nostri: una discreta collezione che illustra questa tradizione che accomuna nobili e plebei, grandi e piccini.
Il ricordo più vivo è, per ogni bresciano, quello quando ,da bambino, guardavi “i grandi” che preparavano il primo spiedo autunnale.
Immancabilmente si ricorda che si guardava il papà ma soprattutto il nonno che “spiedavano” il giorno precedente la cottura (di solito il sabato pomeriggio), poi lo svegliarsi presto il giorno della cottura (Domenica) poichè, fin dall’alba, si iniziava col l’accendere il fuoco per far le braci e poi si iniziava a “farlo girare” (iniziava la cottura) a fuoco lento.
infine il profumo, tipico, dello spiedo “pronto” (cotto), la polenta fumante, il sugo, grasso, nelle salsiere ed infine, seduti al desco, il giudizio finale del capofamiglia: Buono!
La collezione di macchine da spiedo è stata raccolta dalla famiglia Ferraboli, storici produttori di macchine per spiedo, che pensano che tanta raccolta meriti un museo.
Museo dello Spiedo
Prevalle – via Morani 11
tel 3285865579
info@ecomuseobotticino.eu