Gavardo

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Gavardo

Gavardo è un comune della provincia di Brescia di circa 12.200 abitanti e si trova lungo la via che dal capoluogo porta alla Valle Sabbia ed al lago di Garda.

 

Incerta è l’etimologia del nome; la maggioranza degli studiosi ricorre ad una radice celto-germanica, che si riferisce all’epoca tra i secoli XI e XIII come Gawg-ahwa, termine che indica fiume, acqua che scorre o qualcosa di simile, sempre però avente a che fare con l’acqua. Altri hanno supposto l’origine del gentilizio Cabardius (da Cabardus) donde Cabardicus, che, prima di essere il nome di un abitato, di un  paese, fu il nome di un fondo o di una contrada che poi si estese all’abitato intero. Nell’antichità fu probabilmente mansione o stazione sulla via per la Riviera e il trentino.

 

Effettivamente, fin dalla preistoria, vi sorgevano due fortificazioni o castellieri o castelli: una a San Martino e l’altra posta sotto la frazione S. Pietro in Monte, in località Laversone, cui, più tardi, se ne aggiunse un’altra in località “ i Castelli” sulla sinistra del Chiese.  Strade e fortificazioni congiungevano una serie di località che costituirono i primi nuclei abitati della zona di Gavardo, una specie di arco che aveva i suoi capisaldi sul monte Budellone, le alture di Doneghe e Sopraponte, il monte Magno Selvapiana, la fascia morenica di Soprazzocco fino ai terrazzi della Faida e alla collina di S. Martino. Non suffragata è l’ipotesi di chi ritiene che la Val Sabbia fosse aggregata al Municipium di Gavardo anche se più tardi, durante il dominio visconteo, gran parte della Val Sabbia fece parte della Quadra di Gavardo.

 

Gavardo fu comunque centro di pagus, con un’importante mansione sulla via che da Brescia portava alla Valsabbia. Sul pagus romano si inserì la pieve cristiana che estese la sua influenza su Muscoline, Vallio, Prandaglio, Villanuova, Soprazzocco, Sopraponte, Castrezzone. Sia a difesa prima delle invasioni barbariche (trasmigrazione dei popoli)  sia a presidio delle bonifiche operate dai monaci, venne costruito un castrum (borgo fortificato) che doveva sorgere nella zona compresa tra le attuali via Elisa Baldo e via Fossa e tra le vie Mangano e la sponda sinistra del Chiese. Ma già nel secolo X si andava formando a Gavardo, assieme ad una vasta proprietà, anche il feudo vescovile e ciò probabilmente per dono imperiale su beni del demanio e del fisco.

 

Il feudo vescovile corrispondeva territorialmente alla Pieve ed aveva carattere di distretto o circoscrizione, certamente dotata di un proprio apparato burocratico, a capo del quale stava il vescovo, che era investito di poteri e giurisdizioni di vario ordine sul distretto stesso e sui suoi abitanti.

Per secoli Gavardo  costituì con Vobarno uno dei perni di difesa militare, contro le invasioni  tedesche e di altro genere, provenienti dalle valli trentine o dal lago di Garda.

Gavardo fu, comunque, uno dei più grandi e unitari feudi vescovili, anche per la posizione strategica, protetto dal Chiese e dal primitivo Canale e che poteva sbarrare la strada fra il Garda e  Brescia. In seguito Gavardo legò le sue sorti al comune di Brescia, con il quale condivise sorti liete e tristi tanto che nei suoi documenti i suoi abitanti vennero più tardi definiti “romeni fedelissimi de Gavardo et Quadra”.

 

Alla fine del  XIII sec.  Gavardo ha un aspetto caratteristico di borgo fortificato ma anche già in espansione nel territorio. Il castrum costituisce il nucleo centrale e comprende la chiesa con il battistero e il cimitero, il palazzo vescovile, l’abitazione del gastaldo, il mercato e diverse abitazioni quasi tutte di proprietà vescovile.

 

Già nel 1300 tuttavia sono sorti nuclei (contrade o ville) abitati da contadini che sono andati occupando le terre incolte, cingendo i terreni con siepi e costruendovi misere abitazioni di legno e di paglia coperte da tettoia, mentre le abitazioni all’interno del castello erano in muratura e coperte di tegole. Il castello fu al centro delle lotte fra fazioni che travagliarono durante il secolo XIII la provincia bresciana.

 

L’intervento del comune di Brescia divenne determinante per lo sviluppo economico del paese, specie per la sistemazione del Naviglio e la costruzione di nuove bocche o arche per immettervi le acque del Chiese. Cure particolari vennero riservate ai ponti sul Chiese e sul Naviglio.

 

Nel 1372-1373 Gavardo e specie il Ponte e le rive del Chiese furono l’epicentro delle guerre fra i Visconti e il Papa. I Visconti, oltre che fortificare il castello, fecero di Gavardo, fino al 1388, il centro di una vasta quadra che comprendeva gran parte della Val Sabbia.

 

Nella guerra fra Venezia e i Visconti nel 1438 il castello di Gavardo, che rappresentava la porta della valle Sabbia,  venne occupato dapprima dai bresciani insieme ai veneti onde tenere libera la via per il rifornimento del legname alla città, attraverso il Naviglio; ma poi, chiusisi i bresciani nella loro cinta e allontanatisi i veneti, Gavardo fu facile preda dei Visconti.

 

Nel 1440 dopo che Venezia riebbe intero il territorio bresciano, anche Gavardo libero fu tra i centri benemeriti e segnalato alla benevolenza della Serenissima.

Sotto Venezia fu vicariato minore. Dopo la pace di Lodi acquista sempre più importanza sia  per la sua posizione di cerniera tra Brescia, la Val Sabbia e la Magnifica Patria e anche perché punto di partenza della utilizzazione del Naviglio.

Con il dominio veneto, si distolse del tutto il feudo vescovile ormai già esautorato.

Passati gli anni difficili delle guerre tra Francia, Spagna e Impero, col 1 Ottobre 1517  tornò a funzionare anche a Gavardo il vicario veneto.

 

Nel 1548 venivano concessi il 16 Luglio particolari privilegi di mercato valsabbini.

Vi si volevano concentrare tutti i traffici. Il comune era retto da una Vicinia composta da tutti i capifamiglia originari del comune. Vi facevano parte anche dei forestieri che possedevano nel comune, che però non fossero nobili, perché questi sedevano nel consiglio della città. 

Vi facevano anche parte discendenti di famiglie nobili che fossero figli naturali e quindi non potessero essere ascritti alla nobiltà. Complessivamente il numero dei componenti la Vicinia si aggirava sui 140/150.

La vicinia aveva funzioni elettorali in quanto ogni anno doveva eleggere il Consiglio dei Quaranta che corrisponderebbe al nostro Consiglio Comunale, ma anche funzioni deliberative in quanto era chiamata a deliberare su questioni di generale importanza.  Il consiglio dei Quaranta, a sua volta, eleggeva ogni anno dodici Consoli che funzionavano a turno di un mese ognuno come presidenti, presiedevano le sedute dei due organi prima citati, preparavano l’ordine del giorno e in caso di parità di voti nelle deliberazioni avevano facoltà di voto. Dai Quaranta venivano poi eletti i “Delegati” corrispondenti grosso modo ai nostri assessori, a ciascuno dei quali era affidato un ramo della dell’attività del comune.

 

Il Doge Francesco Loredan, modificava la nomina dei Quaranta.

Ordinò che si ponessero nella Vicinia due urne, in una delle quali si mettevano i nomi dei Capifamiglia originari di maggior censo, nell’altra quelli del censo minore.

Nei giorni di S.S. Innocenti ogni anno si estraevano da ognuna di essa sedici nomi, presenti il Vicario di Quadra e il Console uscente. Ai trentadue sorteggiati rappresentanti la Vicinia spettavano le deliberazioni concernenti il patrimonio comunale, la nomina dei dodici consoli, di due sindaci e del Cancelliere.

 

Durante la guerra fra Francia, Spagna e impero dal 1509 al 1516 Gavardo rimase fedele a Venezia e nel 1512 mandò bande armate al comando di Giorgio Medici in aiuto a Brescia, assediata dai francesi.

 

Pochi anni più tardi nel 1526 Gavardo sperimentò il passaggio dei lanzichenecchi che uccisero due persone e bruciarono due case. Nel 1528  fu saccheggiata dalle truppe tedesche; dopo questo passaggio Gavardo non vide truppe straniere fino al 1705.

 

Nel frattempo però, assieme ad opere di pace, alla costruzione di edifici, allo sviluppo economico, fu la peste del 1576 e quella del 1630 a seminare morte e terrore.

L’esperienza di gravi epidemie consigliò nel 1632 l’istituzione  della condotta medica e di un chirurgo. Tra le tristi esperienze non mancarono le inondazioni come quella del 13 agosto 1689.

 

Durante la guerra di successione spagnola (1701-1705) Gavardo conobbe l’occupazione , nel 1701, delle truppe francesi, poi l’occupazione di quelle spagnole e dal 1704 delle truppe imperiali, diventando ai primi del 1705 il loro quartiere generale.

 

Specie nel ‘600 e nel ‘700 Gavardo conobbe duramente il flagello del banditismo e del bullismo specie quello esercitato dai 4 fratelli Peri.

Il 31 Ottobre 1797 veniva decretata in esecuzione dei Dieci savi di Venezia la costruzione del partitore di Gavardo per la divisione a metà delle acque del Chiese. 

 

Durante i trambusti militari vennero installati a Gavardo due ospedali, uno a Bolina e l’altro sulla chiesa e convento di Santa Maria degli Angeli.

 

Durante le Repubblica Bresciana del maggio 1797 Gavardo fu aggregata al Cantone del Benaco mentre alla Municipalità, retta da 3 membri locali, vennero aggregati Sopraponte, Soprazzocco, Villanuova, Vallio e Prandaglio. 

 

A Gavardo inoltre risiedeva un Giudice.  Durante la Repubblica Cisalpina vennero rinforzati i portoni a difesa contro i banditi. Dopo l’occupazione Austro- russa con la distruzione dell’albero della libertà e il ritorno dei Francesi, Gavardo fu dapprima sede di un presidio e poi quartiere generale dell’ala sinistra dell’esercito, dovendo con ciò sopportare  grandi disagi e oneri per il mantenimento delle truppe.

 

Con il 1800 Gavardo divenne capoluogo del Distretto del Naviglio. Imperversarono, in quel periodo, gravi fenomeni di diserzione e brigantaggio, cui si aggiunsero sulla fine del dominio napoleonico , carestie e perfino invasioni di lupi. 

 

Tornati gli austriaci, il 27 Luglio 1823 Gavardo festeggiò il passaggio dell’Arciduca Raineri, Vicere del Lombardo-Veneto.

 

Particolari e severi interventi esigettero le epidemie di colera del 1836, del 1855 etc… Nel 1835 vennero istituite case di soccorso e case di osservazione e vennero adottati particolari accorgimenti sanitari. Le dieci giornate videro Gavardo occupata dagli austriaci .

 

Nel 1859 Gavardo vide il passaggio dei volontari garibaldini e del loro generale. Dopo l’armistizio di Villafranca si accampò a Gavardo e dintorni la V° divisione sarda. Nel giugno 1859 veniva riattato il ponte di Gavardo e la chiesa di Santa Maria trasformata di nuovo in ospedale militare.

 

Il 24 Giugno 1860 ebbero luogo le prime elezioni amministrative alle quali parteciparono 225 elettori di cui 13 per censo; primo sindaco fu Francesco Dusi.

 

Sostanzialmente Gavardo rimase fedele ad un orientamento  cattolico o liberale.

 

La prima guerra mondiale vide presente per breve tempo nel 1917 il 341° Reggimento di fanteria e la borgata contò 59 caduti fra cui la medaglia d’oro capitano Giuseppe Bertolotti.

Nel 1918 la chiesa di Santa Maria venne trasformata in alloggio di truppe francesi.

 

Il fascismo si segnalò per le persecuzioni al circolo giovanile cattolico, ma non seminò particolari episodi di violenza.

 

Opere di trasformazione edilizia vennero compiute negli anni 30, come le fognature, la pavimentazione delle vie principali e soprattutto l’allargamento ed il rifacimento delle Vie Quarena e Gosa.

 

Doloroso e pesante fu il contributo di Gavardo alla Seconda Guerra Mondiale: 54 i gavardesi chiamati alle armi e non più tornati.

 

A Gavardo venne trasportato nel 1944 l’ospedale della Marina Militare Italiana. La borgata subì duri bombardamenti. Quello del 1 Dicembre 1944 colpì la stazione con quattro feriti.

Gravissimo il bombardamento delle ore 13 del 29 Gennaio 1945 che colpì il centro abitato intorno al ponte sul Chiese, al centro del paese e che seminò 51 vittime.

 

Moltissimi furono i feriti e circa un centinaio gli edifici distrutti o gravemente danneggiati.

Tre furono le vittime per la lotta di liberazione e cioè Teodoro Copponi, Amerigo Bagozzi, Giuseppe Anderloni.

 

Il comune di Gavardo comprende le frazioni di Sopraponte, Soprazocco, e le contrade di Limone, San Carlo, Marzatica, Strubiana.

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