L’agricoltura è indispensabile per il nostro benessere e sostentamento.
Le popolazioni presenti nella provincia di Brescia, prima della colonizzazione e culturalizzazione romana, vivevano di agricoltura e pastorizia: ampie testimonianze di vita agricola sono state presentate, a Brescia, nella mostra “Brixia e le Genti del Po. Un incontro di culture” (9 Maggio 2015 / 17 Gennaio 2016).
I romani portarono in pianura padana la loro cultura alimentare e agricola introducendo vite e olivo: l’agricoltura, per la civiltà romana, era argomento di letteratura. Virgilio, mantovano, dedica all’agricoltura il componimento de le “Georgiche” composto tra il 36 e il 29 a.C, diviso in quattro libri: lavoro nei campi, arboricoltura, allevamento del bestiame e apicoltura.
Nel territorio ecomuseale, grazie al microclima locale, vite e olivo ebbero successo e attecchirono: ancora oggi vite, olivo e mandorlo (in misura minore) si trovano sul versante della montagna carsica più caldo e assolato.
L’agricoltura in epoca repubblicana e imperiale romana si sviluppò attorno a ville suburbane centri di produzione di derrate alimentari: alcune ville, divenute poi nucleo di inurbamento, sono state scavate (Nuvolento) lungo la strada che andava da Brescia al lago di Garda.
Il territorio di Ecomuseo del botticino è sempre stato ricco di acqua e l’agricoltura, qui, fioriva e fiorì anche per tutto il medioevo: è testimoniato che il territorio di Nebulentum (Nuvolento) citato in un documento del IX° secolo, con abbondanza, riforniva di castagne il Monastero di Santa Giulia in Brescia.
Boschi e terreni venivano coltivati dai famigli dei monasteri benedettini presenti a sant’Eufemia della Fonte, Rezzato, Serle e Nuvolento.
Grazie alla particolare esposizione e conformazione del terreno la coltura della vite è una delle tipicità del territorio che va da Brescia fino a Gavardo e Muscoline: oggi si produce il Botticino DOC, Ronchi di Brescia IGT, Rosso del Garda DOC e Chiaretto del Garda DOC.
La stessa esposizione e conformazione ha permesso lo sviluppo dell’olivo coltivato in terrazzamenti esposti al sole.
Grandi ville barocche a Rezzato, Mazzano, Prevalle, Gavardo sono testimonianze che agricoltura e bachicoltura erano la grande ricchezza, assieme alla lavorazione del marmo, del territorio.
L’arrivo, a Prevalle (frazione Goglione sopra), dal 1875 di don Giovanni Bonsignori come parroco portò alla modernizzazione dell’agricoltura: don Giovanni si appassionò di agricoltura avendo osservato che il problema agricolo era legato ad arretratezza dei metodi di coltivazione, ignoranza della tecnica ed infine diffidenza a sperimentare nuove soluzioni.
Oggi l’agricoltura, insegnata da don Bonsignori a cui è stato intitolato un Istituto Tecnico Agrario (Remedello), convive con la piccola industria e fornisce ottimi prodotti d’eccellenza.