Marmo botticino, Arte e cavazione

Marmo botticino, Arte e cavazione

Raccontare la storia della cavazione, della trasformazione del materiale lapideo in inerte (archeologia industriale) o in opera d’arte e delle scuole di lavorazione sviluppatesi è proprio di Ecomuseo del botticino.

 

Da quando la civiltà romana giunse nella pianura padana , abitata da genti del Po, a partire dal III secolo a.C. mattoni e pietra da costruzione presero il posto del legno come materiale costruttivo e a Brescia, sin dal II secolo a.C. si costruì in pietra.

Già con marmo botticino?

E’ ragionevole pensarlo visto che il grande deposito calcareo da cui si cava il marmo arriva fino alle porte dell’odierna città ma non se ne ha certezza.

 

Di certo dal I° sec d.C. e più esattamente dal 73 d.C. , quando si costruì il grande tempio dedicato a Giove Capitolino, il marmo botticino fu  ed è la pietra con cui si edificò la città di Brescia.

Dal I° secolo d.C. si stabilì, soprattutto dove il marmo si cavava, Botticino, o meglio, in tutta la Valverde, una filiera produttiva che andava dalla cava alla calchera o dalla cava alla lavorazione artistica. Questa filiera è rimasta, più o meno invariata, presente fino ai giorni nostri.

Nel territorio di ecomuseo, grazie alla cavazione del marmo, si crearono capacità e conoscenze uniche nell’arte della lavorazione del marmo: l’attività di cavazione e  lavorazione  è consostanziale alla vita stessa di alcune realtà locali  tanto che cave e botteghe di marmorini e scalpellini, cresciute con fatica e tenacia,  hanno creato vere e proprie opere d’arte in marmo botticino la cui lavorazione, così differente,  ha addirittura visto nascere una scuole delle arti (XIX secolo) per conservare e tramandare l’arte del fare. Un sapere artigianale,  antichissimo, che ha impegnato generazioni di artisti.

Il periodo di massima fioritura fu certamente l’età moderna. L’approdo in zona della famiglia Corbarelli, formatasi nel fecondo ambiente mediceo dell’Opificio delle Pietre Dure, trasformò completamente la produzione locale introducendo l’arte del commesso marmoreo. Tale innovazione ha sancito l’affermarsi di un territorio e delle sue botteghe di artigiani ai vertici delle committenze di una vasta zona del nord Italia, fino almeno alla fine del XVIII secolo. Questo ambito di studi è già stato in parte sondato dagli studiosi, tra i quali è opportuno citare le opere di Renata Massa, Valerio Terraroli e Giuseppe Sava, anche se sicuramente nuovi studi potranno arricchire la conoscenza di un ambito di ricerca così vasto per produzione e durata.

Ecomuseo del botticino si occupa della diffusione della conoscenza e salvaguardia storica di tutta la filiera produttiva come era nel passato, dalla cava alla calchera o dalla cava alla lavorazione artistica. Il percorso è integrato tra musei, siti di archeologia industriale edifici pubblici e religiosi dove si conservano gran parte dei lavori dei marmorini.

Ammirare cavazione, storia e arte è un itinerario culturale che è alla base di Ecomuseo del botticino: imprescindibile per capire ecomuseo è la visita in Cava, poi Museo del marmo botticino, e poi ai tanti monumenti sparsi nel territorio per ammirare la trasformazione della pietra in opera d’arte.

Cavazione, Marmo e Arte è la ragione di esistere di Ecomuseo del botticino

Ecomuseo del Botticino