il Sentiero degli Antenati: Botticino

Allora si lottava veramente per il pane: l'impegno sindacale ci ha insegnato ad alzare la testa

Caterina ed il marito medolèr

Quella dei cavatori di Botticino, almeno fino alla metà del XX secolo, è spesso una famiglia composita: il lavoro della terra e della fabbrica si confronta con quello delle cave, il lavoro delle donne con quello dell’uomo. Le figlie, le sorelle, le mogli dei cavatori sono esse stesse, in molti casi, operaie: della filanda della seta o del calzificio Ferrari, ancora attivo nei primi anni cinquanta.

 

Le esperienze, le speranze, le lotte di quegli anni si sintetizzano nelle parole di una donna, Lidia Tregambe, di Botticino: “Allora si lottava veramente per il pane; si andava a lavorare e ci si sentiva oppressi. Le lotte, l’impegno sindacale e politico, ci hanno insegnato ad alzare la testa, ad avere la dignità di lavoratrici”.

 

Nelle fasi di tensione (gli scioperi dei cavatori: 66 giorni nel ’49 e 77 nel ’59) le donne assumono una funzione primaria e il loro ruolo si rende più visibile a sostenere il costo di quelle lotte, la fatica quotidiana per racimolare il necessario per vivere.

 

Questo chiedeva una donna, Flaminia Piccinotti, riferendosi al lavoro in cava: “Vogliamo che quel lavoro sia compensato, che i nostri uomini siano liberi di mangiare il pane e fumare una sigaretta durante il lavoro senza la paura di essere licenziati. Vogliamo che il Comune tragga i profitti da queste miniere di benessere e li metta a disposizione dei cittadini trasformandoli in opere pubbliche ed esentando dalle tasse i più bisognosi.”

 

Così scriveva Dolores Abbiati (La verità, 28 giugno 1959): “Abbiamo trovato donne che hanno insegnato a noi qualcosa, donne già pronte a scendere in piazza, mobilitarsi in modo massiccio per dare un contributo diretto allo sviluppo della lotta. Ciò che più ci ha colpito di queste donne è stata la loro fierezza, la grande forza di cui danno prova. Non ne abbiamo sentita una lamentarsi.

Anche quando parlano delle difficoltà hanno un tono pacato, sereno, non rassegnato, ma consapevole.”

 

Bibliografia

  1. SECONDI, C. SIMONI, I ricordi sono pietre. Lotte operaie e vita politica nelle testimonianze dei militanti comunisti di Botticino (1910-1960), ed. Grafo e PDS Botticino.

G.P. BIEMMI, La vita e la pietra. Celòto medolèr de Butisì de Matina. Ed. Grafo, 1997

Raccolta “La Verità”, settimanale della Federazione Bresciana del PCI, Biblioteca Queriniana, Brescia.

moglie del cavatore
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