Considerazioni di Antonio: qui tra Paitone e Serle, tutti mi conoscono come l’Ingegner Allocchio ed ho un inconfondibile segno di riconoscimento: una lente nera sull’occhio sinistro.
Ero un adolescente maldestro quando mi sono fatto esplodere in facci auna cartuccia.
Le armi da caccia, la scherma, la tecnica, la fisica e la ricerca scientifica sono sempre state le mie più grandi passioni.
(Paitone 20-9-1888 – Monte Tesio 18-7-1956): ingegnere
È il discendente di una famiglia di professionisti originaria di Paitone, con residenza in via Colombara e con vaste proprietà boschive sul Monte Tesio.
Il padre Stefano si era trasferito a Milano, dove nella sua casa in via Manzoni, aveva aperto un ben frequentato studio notarile.
Dopo l’incidente che aveva tolto la vista ad un occhio ad Antonio, tutte le proprietà a Paitone vengono vendute.
Il giovane Allocchio si laurea in ingegneria al Politecnico milanese e dopo aver partecipato come telegrafista alla guerra del 15-18, costituisce a Milano con Bacchini una società per la produzione di apparecchi radiofonici, con sede in corso Sempione. L’industria in breve si ingrandisce dando lavoro a migliaia di dipendenti.
Alle radio di uso domestico si aggiungono le trasmittenti per l’esercito e la marina il cui brevetto si diffonde in ogni parte del mondo.
Questo successo si unisce alla conquista della medaglia d’oro nel fioretto ottenuta da Antonio alle Olimpiadi di Anversa del 1920.
Ormai molto ricco e famoso dal 1930 decide di distaccarsi dall’attività imprenditoriale e di dedicarsi alla ricerca tecnico-scientifica nel suo “buen retiro” sul Monte Tesio dove riacquista la grande tenuta di famiglia, ristruttura la villa e vi allestisce uno strabiliante laboratorio.
Qui progetta geniali intuizioni: il telefono trasmittente antenato del cellulare e un elaboratore-calcolatore.
Poi la guerra, la resistenza, l’arresto del figlio, l’incrinarsi del rapporto col socio Bacchini renderanno sempre più tristi gli ultimi anni della sua vita straordinaria.