L’edificio con impianto longitudinale a navata unica venne costruito a partire dal 1699 e orientato per esaltare la scenografica facciata rispetto al punto più felice di osservazione: la pianura a sud.
Il progetto è attribuibile a Bartolomeo Spazzi, che progettò anche la coeva chiesa di Ospitaletto. La nuova chiesa venne consacrata nel 1866, ma si concluse solo nei primi decenni del 1900. Nella facciata, alta ed elegante, spicca il portale che racchiude la statua dell’Assunta, opera pregevolissima del 1770 attribuita ad Antonio Calegari.
All’interno i sette altari marmorei costituiscono il più bell’insieme di opere d’arte che il settecento bresciano abbia saputo offrirci, realizzati con la preziosa tecnica del marmo a commesso ed arricchiti da splendide sculture dei Calegari o attribuibili alla loro scuola.
L’altare maggiore del 1750 si presenta come una spettacolare e fastosa “macchina scenica”, con il suo ricchissimo paliotto attribuito al rezzatese Vincenzo Baroncini. L’altare è privo della pala, sostituita nel 1935 dal grande affresco raffigurante l’Assunta di Giovanni Bevilacqua.
I sei altari laterali sono di seguito descritti partendo dal primo a destra, rispetto all’ingresso, all’ultimo di sinistra. L’altare di sant’Antonio si ritiene sia stato realizzato nel 1721 dal rezzatese Paolo Puegnago.
La pala d’altare è attribuita ad Angelo Paglia o forse ad Antonio Cifrondi. L’altare di san Nicola da Tolentino si presenta munito di un paliotto proveniente dalla vecchia chiesa e la secentesca pala è forse opera di Bernardino Gandino. L’altare del Santissimo Sacramento o della Deposizione propone un paliotto di fine ‘600 proveniente dalla vecchia chiesa. La pala d’altare del 1720 è del pittore clarense Tortelli e raffigura le tre virtù teologali.
L’altare della Madonna del Rosario dei primi decenni del 1700, presenta nella nicchia una recente statua lignea ”vestita” della Madonna, circondata da formelle settecentesche raffiguranti i misteri del rosario di autore anonimo. L’altare di san Carlo Borromeo si ritiene sia stato realizzato da Paolo Puegnago nel 1722. La precedente pala d’altare è stata sostituita con quella realizzata dall’artista Yuroz raffigurante sant’Arcangelo Tadini, canonizzato da Papa Benedetto XVI il 26 aprile 2009. L’altare di san Giuseppe Casalanzio, del 1730 circa, è uno straordinario esempio di maestria nella lavorazione a commesso. La pala d’altare è ottocentesca ed attribuita a Gabriele Rottini.
Il “ciclo” di affreschi fu intrapreso da Gaetano Cresseri che realizzò la Trasfigurazione e gli Evangelisti san Matteo e san Giovanni. Con la sua morte, avvenuta nel 1933, subentrò il genovese Giovanni Bevilacqua che realizzò la grande Ascensione sulla volta della navata, l’Assunzione nell’abside e gli evangelisti san Luca e san Marco. Le ultime decorazioni vennero realizzate solo nel 1933 dai fratelli Rubagotti di Coccaglio.